Better Call Saul, come una storia di avvocati può raggiungere l’empatia con lo spettatore

È sulla bocca di tutti: in Better Call Saul le avventure dell’avvocato James McGill prima di diventare Saul Goodman, il(legale) di Walter White in Breaking Bad, hanno raggiunto il cuore di decine di migliaia di spettatori. Si tratta di quelle stesse persone che, lo scorso weekend a Roma e a Milano, hanno bloccato la circolazione cittadina in attesa di poter gustare uno dei piatti presenti sul menù di Los Pollos Hermanos, la catena di ristoranti presente all’interno della terza stagione di Better Call Saul e nella serie Breaking Bad.

Ma come si fa a raggiungere un pubblico così ampio?

Il successo di Better Call Saul non nasce soltanto dalla sua natura di spin-off di Breaking Bad, ma dalla capacità di riuscire a creare un legame empatico davvero forte con lo spettatore. Quanti sono i fan di Breaking Bad interessati al ramo giuridico? È necessario essere legati ad un cartello della malavita per comprendere le dinamiche raccontate? Ovviamente no!

Eppure Better Call Saul riesce a creare un rapporto con lo spettatore unico e indissolubile che costruisce settimana per settimana e ci mantiene incollati allo schermo, ci racconta una storia costruita tassello per tassello in modo impeccabile fino ad esplodere in un episodio come quello andato in onda la settimana scorsa: un semplice caso in tribunale. Sulla carta una storia noiosa di un avvocato del New Mexico in cerca di una vita professionale agiata, ma in realtà un esempio di viaggio epico alla ricerca del Sé in una costante lotta con le proprie ombre del passato.

L’azione è il personaggio

Numerosi filosofi si sono confrontati sulla vera ragione dell’esistenza dell’uomo; alcuni tra loro la definiscono come la sommma totale delle sue azioni. Aristotele afferma che “la vita è azione e il suo fine è una modalità di azione, non una qualità”. Un personaggio che riesce a creare una forte empatia con il suo pubblico è quello che dimostra di avere un forte contrasto tra ciò che dice di essere e ciò che è davvero, ovvero ciò che le sue azioni lo portano ad essere.

James McGill, così come Walter White, è un personaggio che danza sul confine tra lecito e illecito, in una costante lotta tra ciò che è la sua natura e quello che vorrebbe essere nella vita. È un personaggio che crea un forte legame con il suo spettatore, un leitmotiv della letteratura, il self-made man che utilizza tutti i modi, leciti e illeciti, per raggiungere il suo scopo finale.

Non è quindi necessario aver provato una volta nella vita le stesse esperienze di Saul Goodman o di Mike Ehrmentraut per sentirsi nella gabbia della psicologia del personaggio, restando comodamente seduti sulla poltrona di casa.

Il bagaglio del personaggio

David Howard, professore di sceneggiatura alla University of Southern California, ci racconta nel suo testo Lezioni di Sceneggiatura una delle più interessanti verità sulla costruzione di un personaggio: il “bagaglio” e le sue “questioni irrisolte”. Per rendere vivo un personaggio non basta immaginare cos’altro farebbe se non fosse stato coinvolto nella storia. Serve scoprire il suo passato, cosa ha modellato le sue scelte nel futuro, capire cosa li porta “in vita”. È più probabile che risulti vivo un personaggio con dei punti di forza e delle debolezze, con lacune, ossessioni, paure e segreti, piuttosto che uno senza tutti questi contrasti.

Per poter sembrare veri i personaggi devono aver vissuto una serie di storie e bisogna comprendere quale sia il bagaglio che portano con sé. Il cambiamento è il vero e proprio catalizzatore della comprensione di un personaggio e in Better Call Saul il motore narrativo si sviluppa principalmente sul retrocedere, alla ricerca di risposte, alla costante ricerca della comprensione di un personaggio che va verso un futuro certo, ma dal passato complesso.

La comprensione è il motore dell’emozione

Nel viaggio che compie l’eroe alla ricerca della sua catarsi, ovvero del raggiungimento di una liberazione del peso che grava sulle sue spalle, ci troviamo ad accompagnarlo passo dopo passo, condividendone successi e fallimenti in un cammino pieno di ostacoli da affrontare. Il nostro coinvolgimento non è direttamente legato al gradimento del personaggio, talvolta vogliamo vedere il protagonista fallire per capire che piega prenderanno gli eventi come sarà possibile procedere nella storia.

È quello che succede con l’anti-eroe per eccellenza Walter White ma, in questa sede, quello che avviene a James McGill, del quale conosciamo l’amaro destino. Nonostante non vogliamo essere in grado di prevedere i cambiamenti di rotta del percorso seguito dal personaggio lungo la storia, ci lasciamo trasportare dal modo in cui questa stessa storia viene raccontata.

La travagliata storia di James con suo fratello Chuck, la storia professionale e sentimentale con Kim Wexler, l’illecita e misteriosa collaborazione con Mike Ehrmentraut sono solo alcuni degli elementi che permettono di aumentare il valore delle emozioni che ci permetteranno di comprendere meglio cosa significheranno le azioni di quel personaggio all’interno delle vicende narrate in Breaking Bad.

Nel momento in cui Kim scopre dell’esistenza della registrazione fatta da Chuck ai danni di suo fratello James, si precipita immediatamente dal suo collega/amante recitando la stessa frase che Saul Goodman userà con Walter White: “Dammi un dollaro”. Sarà questa la frase chiave che ci farà provare emozioni contrastanti nei confronti di un personaggio che ha imparato qualcosa dalla vita e che si porterà più avanti un bagaglio importante.

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La terza stagione di Better Call Saul è in onda su Netflix e noi non vediamo l’ora di sapere come fare James McGill a diventare l’iconico Saul Goodman.

Voi cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti!