Happy Wheels, la serie. Ma ne avevamo davvero bisogno?

Il mercato televisivo sta recentemente andando incontro ad una sovrappopolazione di prodotti seriali così, mentre negli USA già si parla di fenomeno di peak television, sembra che anche per le produzioni sul web il vaso di Pandora non si sia ancora rotto (del tutto). Progetti inediti, spin-off di serie acclamate e webseries collaterali che aumentano l’esperienza di visione sono soltanto alcuni tra gli elementi di questo ecosistema in cui lo spettatore ha bisogno di una vita intera (o forse di più) per godere di tutti i contenuti offerti.

happywheels

Ho recentemente scoperto un videogioco che mi ha lasciato particolarmente perplesso. Il suo nome è Happy Wheels, un titolo politicalmente (e umanamente) scorretto creato da Jim Bonacci che ha avuto una certa eco tra i gamers di tutto il mondo, merito soprattutto di sponsorizzazioni massive da parte di youtuber come PewDiePie e Favij. In questo gioco il sadismo la fa da padrone: il personaggio che comandiamo a causa delle acrobazie o degli ostacoli che incontra, spesso si procura ferite, viene schiacciato o perde parti del corpo, perdendo molto sangue.

Non dico che Happy Wheels debba essere demonizzato come avveniva un ventennio fa con un più originale Grand Theft Auto su Playstation ma, quando ho letto su internet la notizia dell’uscita di una serie web dedicata a questo titolo ho iniziato ad avere qualche perplessità sulla sua reale necessità.

La serie, prodotta da Machinima e Bunim/Murray Productions, racconta le storie dal dark-humour dei migliori tra i personaggi del videogioco tra cui Wheelchair Guy, Irresponsible Dad e Lawnmower Man. I loro destini si incroceranno nella “più pericolosa comunità sulla terra”.

Mi è bastato guardare il primo episodio di Happy Wheels per rendermi conto di quanto sia importante il nostro tempo su questa terra. Innanzitutto perché, nonostante l’alta qualità delle produzioni in cui Machinima mette il naso, Happy Wheels resta un videogioco che regala qualche ora di svago, forse. La necessità di creare una serie di storie dedicate ai suoi personaggi lascia un senso di sterile violenza fine a sé stessa.

Se solo volessimo fare un paragone con South Park, il cartone animato che ha raggiunto il picco massimo in termini di successo grazie ai suoi temi a dir poco scorretti, ci rendiamo subito conto di come ad Happy Wheels manchi una vera linea narrativa e, ancor peggio, la volontà di voler raccontare un lato oscuro della società.

Esiste invece una sola verità: dopo aver visto tre minuti (tanto dura il primo episodio) di Happy Wheels ci rendiamo conto che non ce li darà mai più indietro nessuno. L’inutilità del vago susseguirsi di mortali reazioni a catena, la trama sterile e i personaggi non caratterizzati danno la sensazione di guardare un trailer del gioco e non una vera serie. Qualcosa, insomma, di più simile a quei filmati flash che negli anni ’90 rallentavano la nostra connessione a internet tramite modem a 56kbps.

Ciò che è necessario constatare è che non sempre dove esiste la sperimentazione è possibile trovare anche la qualità. Trasferire storie e personaggi da un mezzo ad un altro, in questo caso da un videogioco ad una serie web, deve necessariamente avvenire in un contesto coerente. Non basta prendere personaggi che sono già simpatici al pubblico e farli interagire senza un senso logico, ma è necessario creare innovazione e regalare all’audience qualcosa di più delle ore passate a giocare.

Se siete spinti dalla curiosità, la serie di Happy Wheels non è ancora disponibile in Italia, ma con una buona VPN avrete la possibilità di seguire la prima stagione su go90.com sin da subito.