La La Land: un viaggio nel vero cinema americano, come quello di una volta

Questa recensione è da leggere rigorosamente con questo brano in sottofondo. Per chi non avesse ancora visto il film, questo articolo può contenere SPOILER!


Ed eccoci qui a commentare uno dei film più discussi dell’ultimo periodo, vi sto parlando di La La Land di Damien Chazelle, un regista classe 1985 (ha soltanto un paio d’anni più di me) ma di cui sentiremo parlare sicuramente molto in futuro. Con all’attivo un film davvero interessante come Whiplash, questa volta Chazelle torna a raccontare e a riesumare i fantasmi del passato del jazz, con un film che racconta il ritmo, prima delle emozioni.

La La Land è un film che non inserisco soltanto nel genere del musical, è qualcosa di più interessante soprattutto se confrontato con le grandi produzioni hollywoodiane del passato da cui lo stesso Chazelle ha preso sicuramente ispirazione. In una storia d’amore raccontata in un presente estremamente realistico e ambientato in una città come Los Angeles, nella quale gli attori sono costretti a correre tra un turno come barista e un appuntamento per un casting televisivo, trovano spazio l’ambizione e il sogno di una vita con un gusto che ricorda i grandi film del passato come Un Giorno a New York, con il leggendario Frank Sinatra, Bringing Up Baby (Susanna!) diretto da Howard Hawks e A qualcuno piace Caldo con l’intramontabile Marilyn Monroe.

In un panorama d’ispirazione come quello dello star system, fatto di luci ma soprattutto di ombre, La La Land racconta l’archetipico scontro tra ambizione e sentimento, dove gli intrecci si verificano in un ritmo forsennato che solo il jazz, quella musica che ogni sera cambia volto, riesce a raccontare.

Non ho mai apprezzato singolarmente Ryan Gosling ed Emma Stone, nonostante la loro fortunata filmografia. Ho sempre ritenuto che il loro principale problema fosse l’assenza di una certa “aura” che solo i grandi attori conquistano col tempo. C’è da dire però che la coppia è abbastanza affiatata e funziona bene sul grande schermo 699vaxn. La sensazione è che i due personaggi si incontrino nella danza e nel canto ma che conducano due vite essenzialmente parallele. Se è così, Gosling e Stone hanno centrato in pieno l’obiettivo.

Passiamo al valore tecnico del film: a parte la regia e la sceneggiatura (incredibilmente mature e ricche per un così giovane regista), sono tre gli elementi che elevano questo film a capolavoro. Parliamo sicuramente delle musiche: ancora una volta il compositore di fiducia di Chazelle, Justin Hurwitz, dopo aver creato splendide musiche in Whiplash, moltiplica il suo talento in La La Land. Le musiche originali sono quelle che donano un grande ritmo al montaggio, altro eccezionale elemento del film, e si accostano magnificamente allo storytelling cadenzato in stagioni, un po’ come avveniva per il film 500 Giorni Insieme.

Per finire, un grande plauso alla cinematografia di questo film che, a tratti, riesce a posizionare la storia tra il cinema e il teatro con un sapiente (e mai banale) utilizzo degli effetti speciali e degli “occhi di bue” che isolano i protagonisti dal resto della scena.

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