Perché dovete (ri)vedere Shining al cinema il weekend di #Halloween

Era il 1977 e io sarei nato soltanto 10 anni dopo. Eppure Stephen King scrisse un romanzo che di lì a poco sarebbe diventato un grandissimo successo.

Passò poco più di un anno, e Stanley Kubrick ne trasse uno dei suoi capolavori: Shining.

Jack Nicholson alias Jack Torrance, scrittore in crisi che per ritrovare l’ispirazione accetta un posto di guardiano durante la stagione invernale all’Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose. Parte così con sua moglie Wendy e il figlio di sette anni, Danny, senza sapere che quel viaggio cambierà per sempre le loro vite…

Devo fare un mea culpa: prima dell’università non avevo mai apprezzato Shining come posso farlo adesso. E c’è, probabilmente, una ragione per tutto questo.

Shining non è soltanto un’opera d’arte narrativa, ma una rivoluzione tecnica e visiva. Devi necessariamente, e lo dico senza peccare di presunzione, fare un piccolo percorso di studio estetico ed artistico prima di poterne apprezzare a pieno tutti i diversi strati narrativi.

In questo Stanley Kubrick ci ha abituato: il suo genio visionario e la sua capacità di raccontare attraverso un acceso simbolismo rendono il suo film un capolavoro da guardare e riguardare prima di riuscirne a cogliere a pieno ogni sfumatura.

Sul lato tecnico, Shining è il film che rivoluziona il cinema: l’utilizzo della steadicam, il lungo piano sequenza aereo che apre la sequenza iniziale, sono soltanto alcune delle innovazioni che Kubrick trasmetterà alle nuove generazioni.

E saranno proprio le generazioni a venire che vedranno in Shining un vero e proprio cult. Innumerevoli citazioni sono presenti in produzioni più disparate, da Blade Runner ai Simpson. Sapevate che il video di The Kill dei 30 seconds to Mars è ambientato in alcune delle location più note del film?

In occasione di Halloween e a 40 anni della pubblicazione del best seller con cui King terrorizzò i lettori di tutto il mondo, torna su grande schermo nella sua versione da 119 minuti in italiano solo il 31 ottobre, l’1 e il 2 novembre (elenco sale a breve su www.nexodigital.it) il film horror più pauroso di sempre.

Ci sarà anche la proiezione dell’inedito cortometraggio intitolato Work and play, che come gli spettatori più attenti ricorderanno rende omaggio alla frase che Jack Torrance scrive ossessivamente sulla sua macchina da scrivere: “All work and no play makes Jack a dull boy” nella versione inglese del film.

Un consiglio: recuperate anche il film in lingua originale. Purtroppo in italiano si perde spesso il senso di molte frasi, a partire da quella che abbiamo citato, che è forse la più importante di tutto il film.

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