Star Wars, Gli Ultimi Jedi: come rinnovare il franchise e seguire la Forza senza scendere a (troppi) compromessi

Non sono passate nemmeno 24 ore dall’uscita de “Gli ultimi Jedi” che sulla rete già si leggono i primi commenti, mentre gli americani dovranno attendere ancora un giorno e mezzo per fiondarsi in sala e scoprire come procede il cammino della Forza di Rey, Finn e compagni.

Prima di iniziare questa recensione mi viene da dire soltanto una frase: STOP ALLE TEORIE.

Questo perché tutto ciò che noi fan potremo ipotizzare, tutti i fotogrammi che potremo andare a studiare alla ricerca di risposte, di chiarimenti, sarà praticamente tempo perso. E lo dimostra la mirabolante sceneggiatura di questo film, in cui Star Wars torna ad essere un prodotto cinematografico che sa stare al passo con i tempi, che sa innovare e rompere con la tradizione, che propone un’epica di qualità. Inoltre, la capacità della Disney di “non prendersi troppo sul serio” e inserire un po’ di comicità nella trama è una scelta, a mio avviso, davvero necessaria.

Altrimenti il rischio è di vedere sempre un film un po’ così:

Ci sono stati due elementi di rottura ad opera di Disney nella realizzazione di questo episodio: il primo è stato sicuramente quello di ascoltare attentamente i suggerimenti di George Lucas per poi congedarlo con un “tutto molto interessante” e poi andare ognuno per la propria strada; il secondo è stata sicuramente la revisione dei tempi di visione che sono passati da circa tre ore alle due ore e mezza che potrete vedere in sala, Rian Johnson ha accettato di buon grado questo cambiamento e, nonostante i compromessi con la casa di Topolino, ha dimostrato grande professionalità in fase di montaggio motivando le sue scelte.

Nonostante i tagli al montaggio, necessari e imprescindibili, dobbiamo tutti (e quando dico tutti, dico veramente tutti) ricordare che Star Wars non è mai stata una saga destinata ad un pubblico elitario e di nicchia ma ha da sempre riempito le sale cinematografiche di tutto il mondo. Ergo, ogni commento deve essere ascoltato e resta un’opinione soggettiva.

Ecco, ora ho messo le mani avanti e posso finalmente procedere: Gli Ultimi Jedi è un capolavoro. Ed è il capolavoro che mancava a questa saga, fatta di guerre laser, discorsi politici, meravigliosi contrasti dell’animo umano, coscienza introspettiva e rabbia furiosa. Star Wars è un film che ha saputo raccontare l’allegoria di più generazioni e Gli Ultimi Jedi è quel meraviglioso “film di mezzo” che ogni trilogia dovrebbe avere.

Ne Gli Ultimi Jedi tutti i protagonisti vanno incontro al loro destino e lo fanno con una strepitosa voglia di provare. La grandezza di Johnson sta nell’aver inserito in sceneggiatura il meraviglioso tema del fallimento dal punto di vista che hanno i giovani di oggi, in un clamoroso surf di incertezze la paura di fallire è grande.

Abbiamo avuto sempre paura del futuro, ma non riusciamo ad ascoltare dentro di noi. È questo che ci insegna la Forza, che ogni maestro Jedi deve lasciare alle nuove generazioni: i libri, la teoria e la tecnica sono importanti ma è ancora più importante ascoltare il mondo dentro di noi e quello intorno a noi e affrontare la realtà.

Questa è la vera epica dei nostri tempi, gli archetipi non bastano più, i vecchi saggi sono deboli come i giovani apprendisti, la verità non è tra il bene e il male ma è nel mezzo delle nostre azioni. Quelle quotidiane.

Vecchie e nuove leggende della ribellione sono impegnate nel leggere il bilanciamento della Forza nelle loro vite, un esercizio che ricorda a tutti noi che gli eroi non sono altro che uomini.

È questo il vero valore epico de Gli Ultimi Jedi, a prescindere dalle regole di costruzione di una storia. Quelle le potete leggere sui libri, ma il fiato sospeso in sala è davvero un’altra cosa.

Ah, il film dura un po’, quindi vi lascio con un consiglio spassionato del regista mentre vi do appuntamento ad una prossima recensione ricca di spoiler, magari più avanti.