Lo smartphone è un mezzo, non il fine.

Da quando lavoro nel business della progettazione multimediale mi sono reso conto di quanto sia importante veicolare un messaggio o un contenuto attraverso un dispositivo elettronico ma non convogliare tutta l’attenzione su quello strumento.

Nonostante la nostra spasmodica voglia di controllare lo smartphone circa 150 volte al giorno, non siamo affatto programmati per essere costantemente connessi e non abbiamo realmente la necessità di utilizzare continuamente una serie di servizi mobile.

Può sembrare un controsenso per la mia attività, ma la lettura del libro Minimalismo Digitale di Cal Newport (trovare la recensione su SHIFTS! Blog qui) mi ha aperto gli occhi su quanto sia importante la creazione di valore per la realizzazione di esperienze digitali e, soprattutto, mi ha insegnato a modellare l’utilizzo del digitale in un’economia che progetta tutte le soluzioni per catturare il nostro tempo e la nostra attenzione.

Difatti una delle prerogative sulle quali lavorare, secondo me, è dare priorità alla persone e alla loro libertà di scelta: voglio davvero utilizzare questo prodotto o servizio? Che valore aggiungerà alla mia vita?

Dare una risposta positiva a queste domande significa saper selezionare il contributo che la tecnologia può dare alle nostre vite. Il miglior modo in cui si può trarre vantaggio dal digitale è quello di affiancarlo ad una meravigliosa esperienza dal vivo, ad una proposta analogica, ad un progetto che crei valore sul territorio e per le persone accanto a noi.

Sarebbe corretto iniziare a ragionare ai nostri prodotti e servizi iniziando ad agire localmente o per un gruppo minore di persone utilizzando gli strumenti digitali a supporto dell’esperienza ma non costruendoli come il fine dell’esperienza.

In un mercato dove siamo utenti disposti a scambiare il nostro tempo con un intrattenimento passivo dobbiamo cercare di offrire servizi di migliore qualità che rimettano al centro dell’attenzione l’hic et nunc, l’essere qui e adesso.

Creiamo app che costituiscano valore per chi le usa.

Seth Godin nel suo libro Questo è il Marketingricorda quanto sia importante non tanto vendere una punta di trapano da 6mm (strumento) o un foro da 6mm nel muro (obiettivo realizzabile con lo strumento) ma la soddisfazione di aver montato da soli una mensola, di aver sistemato il caos che c’era nella camera da letto e di sentirci apprezzati dalla nostra partner per aver portato a termine un progetto in casa.

Ecco una scelta coraggiosa: torniamo a usare la tecnologia e tutti i servizi annessi come supporto al nostro percorso di realizzazione, cercando di capire dove possiamo sostituire smartphone e social network con alternative “analogiche”.

Quando sviluppiamo una nuova app ragioniamo e, soprattutto, chiediamo a chi la utilizzerà: ti servirà? Sarà utile a creare valore nella tua vita?

Ma anche: visitiamo il mondo con l’aiuto di un assistente virtuale, utilizziamo un tutorial per imparare a suonare la chitarra e organizziamo un calendario di eventi dal vivo sul nostro calendario di Google.

Lo smartphone può servirmi a imparare come si monta una mensola, ma non può distrarmi e togliermi la gioia di raggiungere un obiettivo più grande: sentirmi gratificato.