I segreti di Avengers: Age Of Ultron sono la continuità e la molteplicità del Transmedia

Sono stato al cinema a vedere il capitolo finale della fase II del Marvel Cinematic Universe. Vi sto parlando di Avengers: Age Of Ultron, un film di cui difficilmente non avrete sentito parlare se disponete di una connessione ad internet.

Non tutti però sapranno perchè possiamo definire Age Of Ultron uno dei capitoli conclusivi del grande progetto transmediale che si è rivelato il Marvel Cinematic Universe, ovvero l’insieme di prodotti di intrattenimento a cura di Marvel Studios.

Per meglio comprendere questi riferimenti dobbiamo indagare nel passato, tornando al 1978, anno in cui nasce la Marvel Comics Animation, lo studio di produzione cinematografica che fa capo ad una delle più grandi case di edizione di fumetti al mondo, creatrice di importanti storie di supereroi tra i quali Spiderman, Iron Man, gli X-men e così via.

Tra gli anni ottanta e novanta la Marvel decise di vendere i diritti dei propri personaggi a diversi studios cinematografici. Questa scelta non permise, nel corso degli anni, di far apparire in un film dedicato ad un preciso personaggio, altri supereroi della stessa casa editrice, nella possibilità di creare un film corale che potesse includere più protagonisti insieme.

Nel 2004, con la nascita dei Marvel Studios, il problema si riduce e si ha la possibilità di realizzare film con citazioni, comparse, easter eggs o film corali. Nonostante ciò, ad oggi, i Marvel Studios non detengono il 100% dei diritti dei loro personaggi.

A partire dal 31 Dicembre 2011 gli studios Marvel sono acquistati da uno dei più grandi (se non il più grande in assoluto) operatori di intrattenimento al mondo, stiamo parlando del Walt Disney Motion Pictures Group che, con un’operazione miliardaria, si porta a casa una grande percentuale di diritti appartenenti alla produzione dei Vendicatori.

Ed è proprio il progetto Avengers su cui vengono posti i primi tentacoli del colosso americano, mobilitando nei fan di tutto il mondo la paura di un possibile crossing-over tra Pippo, Topolino e l’incredibile Hulk.

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Il progetto The Avengers prende vita dall’eredità lasciata dalla precedente gestione dei diritti Marvel in ambito cinematografico. La produzione dei film dedicati ad Hulk ed Iron Man avevano creato già nel 2005 l’esigenza di un crossing-over dedicato ai vendicatori ma il progetto vedrà la luce solo nel 2011 con la prima sceneggiatura di Zak Penn passata nelle mani di Joss Whedon (il papà di Buffy: The Vampire Slayer) che ne farà una produzione transmediale di successo grazie anche all’ingresso di Disney nei giochi.

Il film crossing-over nasce quindi dalla necessità di raccontare una o più storie attraverso un unico universo di riferimento. Già soltanto leggendo la trama dei vendicatori su Wikipedia ci rendiamo conto di quanto una storia del genere si presti alla transmedialità, in quanto introduce una trama fittissima fatta di personaggi con una psicologia e un background ben costruito e raccontato attraverso le peripezie dei fumetti editi in tutto il mondo.

La produzione di un film dedicato a questi personaggi definiva però un’esigenza specifica, ovvero quella di far conoscere al grande pubblico le storie di alcuni dei protagonisti che, attraverso degli espedienti narrativi, avrebbero donato dei collegamenti diretti rivolti non soltanto al “filmone collettivo” ma soprattutto agli eventi narrati negli altri film.

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Ciò significa che se andiamo al cinema a vedere Iron Man 2 troveremo dei riferimenti agli avvenimenti che sono accaduti in precedenza nel film dedicato a Capitan America in una corrispondenza spazio temporale curata nei minimi dettagli.

Questo non è l’unico espediente che consente di creare un hook per lo spettatore. Al fne di aumentare le 6 aspettative per i prossimi flm in programma sul grande cartellone Marvel gli spettatori possono assistere dopo i lunghissimi titoli di coda alle ormai famose post credit scenes che in pochi secondi raccontano una storia che anticipa gli eventi che saranno poi raccontati successivamente.

Una delle scene che preferisco è quella in cui l’agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. durante una spedizione nel deserto del New Mexico assiste al ritrovamento del martello di Thor. Questa scena anticipa sicuramente l’arrivo del dio Asgardiano esiliato sulla terra da Odino, ma crea un’aspettativa nel pubblico sugli episodi che verranno narrati in The Avengers.

Successivamente al film corale, tutti gli avvenimenti raccontati durante la “strage di New York” infuenzeranno il comportamento dei personaggi Marvel in una serie di peripezie che porteranno al momento risolutivo in Age Of Ultron.

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Nel frattempo una trama oscura si fa spazio all’interno dello S.H.I.E.L.D., rappresentata dall’insurrezione dell’organizzazione criminale chiamata HYDRA, vengono ampiamente anticipati in Iron Man 3 e raccontati nel secondo capitolo dedicato a Capitan America. Nel frattempo Thor, nel suo secondo film (The Dark World), cercherà l’aiuto di Loki per salvare i Nove Regni dagli Elfi Oscuri. Un’interessante riferimento transmediale in questa pellicola si ritrova nel momento in cui Loki, durante un colloquio con suo fratello, assume le sembianze di Capitan America creando un riferimento comico ad un altro Vendicatore apprezzato dal pubblico.

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Ricapitolando, il primo film del Marvel Cinematic Universe è stato Iron Man (2008), che ha aperto la Fase Uno, conclusasi nel 2012 con The Avengers, la Fase Due è iniziata con Iron Man 3 (2013) e si concluderà con l’uscita di Ant-Man (2015). La Fase Tre, attualmente in sviluppo, comincerà con Captain America: Civil War (2016) e si concluderà con il doppio film Avengers: Infinity War (2019).

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L’applicazione delle tecniche transmediali si avverte non soltanto nei vari riferimenti cinematografici ma anche all’estensione dei nodi diegetici all’esterno della sala. L’esempio più interessante, oltre alla creazione di videogiochi ed action figures, è sicuramente la produzione di due serie televisive per il network ABC (di proprietà della Disney). Stiamo parlando di Agents of S.H.I.E.L.D. ed Agent Carter.

La prima di queste due serie è dedicata alla famosa organizzazione governativa messa in piedi per proteggere gli abitanti della terra dai pericoli esistenti nell’universo.

In seguito ai fatti di New York (The Avengers) Phil Coulson, presente nel primo film e morto per mano di Loki, torna misteriosamente in vita e assembla una squadra di agenti S.H.I.E.L.D. selezionati per investigare su nuovi casi di origine soprannaturale derivati dallo stravolgimento portato sulla Terra dalla comparsa dei supereroi. Nella prima stagione la squadra investiga sull’organizzazione Centipede e, in seguito ad una serie di peripezie, scopre che l’HYDRA ha dominato lo S.H.I.E.L.D. affrontandone le conseguenze.

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L’interessante processo di narrazione transmediale viene fornito attraverso l’esperienza di visione, legata non solo ai collegamenti diretti in sceneggiatura ma anche alla somministrazione degli episodi nei tempi di uscita delle storie al cinema.

Vi faccio un esempio pratico: quando sono stato a vedere al cinema Thor: The Dark World a Novembre, durante quei giorni nell’ottavo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. mi sono ritrovato con Coulson e i suoi che ripulivano il mondo dalle macerie. La stessa manovra avverrà con il crossover con Capitan America tra il sedicesimo e il diciassettesimo episodio di Agents Of S.H.I.E.L.D..

Il cross storytelling si è ampliato con l’introduzione di un nuovo personaggio, l’agente Carter, che racconta la storia dell’istituzione dello S.H.I.E.L.D e della sua lotta contro l’HYDRA a partire dalla seconda guerra mondiale. In Captain America: The Winter Soldier, il supereroe a stelle e strisce regala il suo ultimo saluto all’agente Carter ormai anziana e in fin di vita.

Nel 1946 Peggy Carter, dopo la morte dell’amato Steve Rogers (Capitan America non è morto ma solo ibernato), si ritrova costretta a bilanciare il suo lavoro d’ufficio alla Strategic Scientific Reserve (SSR) e l’assistenza offerta in segreto a Howard Stark (padre di Tony Stark, Iron Man), incastrato con l’accusa di aver venduto armi letali al miglior offerente. Per ripulire il nome dell’uomo, trovare i veri responsabili e recuperare le armi, Peggy viene assistita dal fedele maggiordomo di Stark, Edwin Jarvis (da cui Tony Stark prenderà spunto per creare l’intelligenza artificiale J.A.R.V.I.S.).

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Già solo dalla lettura di questa trama ci rendiamo conto di quanto sia intricato il Marvel Cinematic Universe, ma soprattutto delle potenzialità transmediali che permettono di trovare terreno fertile ad uno storytelling che è capace di far guadagnare alle produzioni miliardi di dollari con investimenti proporzionati alle esigenze del pubblico.

Alla luce di questa spiegazione del Marvel Cinematic Universe è semplice spiegare due delle principali caratteristiche della transmedialità.

La prima di queste è configurabile nella continuità ovvero la capacità di una storia di risultare e rimanere coerente all’interno di un universo di riferimento. Agents of S.H.I.E.L.D. possiede questa coerenza a pieno titolo e, anzi, viene proposto al pubblico come un palliativo nell’attesa dei film distribuiti a distanza di mesi l’uno dall’altro.

La seconda caratteristica che una buona storia transmediale deve possedere è sicuramente quella della molteplicità, che consiste nella rottura dei vincoli di riferimento spaziali e temporali con l’invenzione di universi paralleli con protagonisti che vivono situazioni alternative secondo un modello di continuità rigoroso.

In questo caso ci viene in aiuto il modello di traduzione del cine-comic in quanto, nella stesura delle sceneggiature cinematografiche a partire da personaggi ampiamente raccontati nel mondo a fumetti, risulta inevitabile da parte di autori e registi di rivedere le storie da cui traggono gli eventi in una chiave nuova e più interessante per il pubblico contemporaneo, ma soprattutto per questa manovra transmediale che difficilmente combacia perfettamente al modello di narrazione a fumetti.

Per chi di voi avesse già visto Age Of Ultron vi sarà sembrato di assistere al series finale di una serie televisiva, quasi per utilizzare un trucco narrativo che fa leva sul pubblico nell’ultimo periodo. E di serie televisive, credetemi, Joss Whedon ne sa qualcosina!

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