Questo libro racconta i videogiochi da un punto di vista “storico”

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Come un torrente scorre lungo la montagna, così i videogiochi hanno attraversato parte della nostra gioia.

Da infanti, fino all’età adulta, abbiamo accarezzato l’idea che i videogiochi fosse qualcosa di altro da noi, una mera e unica occasione di distacco dalla vita e dal mondo reali che ci permettessero di vivere “mille vite”, mondi diversi e distanti dal nostro.

È questo il racconto di Lorenzo Fantoni, giornalista e scrittore freelance, collaboratore di testate come «La Stampa», «la Repubblica», «Wired», «Vice», «Multiplayer.it», «Corriere della Sera», «Esquire», «TGM», «PlayStation Magazine Ufficiale», che nel suo Vivere Mille Vite, racconta i videogiochi attraverso un flusso storico ma interiorizzandone i processi, le strade di innovazione.

Attraverso un particolare modello di interazione, Vivere mille vite non impone al lettore la necessità di raccontare i videogiochi secondo un senso generale. Così tecnologia e famiglia si intrecciano alle scoperte di una vita, alle notti insonni passate a sconfiggere un boss di fine livello. I genitori sono un trampolino di lancio verso nuove scoperte, deus ex machina di una cultura in via di sviluppo.

Molto spesso sembra di leggere un libro di di ricordi personali, più che un saggio vero e proprio. Una ricchezza emotiva che racconta le fasi di un media attraverso gli occhi di una persona che è cresciuta interfacciandomi con centinaia (se non migliaia) di alter-ego attraverso numerose estensioni meccaniche del proprio Sè.

Alla fine del libro viene da porsi una domanda: sono i videogiochi un prodotto dell’industria culturale o sono una particolarissima forma d’arte in fieri, dove l’artista non è più una sola persona ma un gruppo di persone che partecipano a un’esperienza collettiva?

È proprio questo che sembra avvenire ai nostri giorni, dove si parla sempre più di metaversi e meno di videogiochi, dove gli NFT sono opere d’arte digitali ma anche oggetti collezionabili da stoccare all’interno di spazi virtuali, dove il gioco non è più vivere altre vite ma possedere una vera e propria identità digitale.

Qual è il futuro del videogioco e, verosimilmente, riusciremo ancora a chiamarlo tale? Sarà ancora un’esperienza ludica o dovremo abituarci all’esperienza virtuale, alla parafrasi di noi stessi in mondi ricreati da nuovi, umanissimi, dei?

Provate a leggere questo libro e andate oltre la vostra esperienza, potrete riconoscere i videogiochi come i punti di partenza di mille, meravigliose vite.