“Perfect Days” di Wim Wenders: Una Riflessione sul Nuovo Neorealismo Orientale

Introduzione al Nuovo Neorealismo Orientale

Qualche settimana fa sono andato a vedere al cinema “Perfect Days”, capolavoro recente del rinomato regista Wim Wenders, un film che segna l’avvento di ciò che personalmente identifico come il Nuovo Neorealismo Orientale.

Ci ho messo un po’ di tempo a digerire questo film. Si tratta di una pellicola che lascia una sensazione di stress sentimentale, una di quelle storie che lasciano allo spettatore ampio margine di ricostruzione della storia e che, dopo diverse settimane, ti fanno consigliare agli amici di vivere la medesima esperienza.

Questo film non si limita però a raccontare LA storia; piuttosto, accende i riflettori sulla quotidiana esistenza di un uomo, la cui vita è permeata da una filosofia spiccatamente orientale, radicata nella dottrina buddista. Attraverso gli occhi del suo protagonista, un uomo di mezza età che sembra aver lasciato molto alle spalle, siamo invitati a riflettere sulla capacità umana di trovare significato e bellezza in ogni piccolo aspetto della vita, giorno dopo giorno.

La Semplicità come Chiave di Lettura

Il film, a mio avviso, si distingue per la sua capacità di esplorare la vita quotidiana con una lente di ingrandimento, ponendo l’accento sulla routine e, allo stesso tempo, sulla potenzialità di trovare emozioni profonde nelle azioni più banali.

“Perfect Days” si presenta, torno a dirlo, come un’opera che richiede di essere “digerita”, invitando lo spettatore a un’analisi che va oltre la superficie e che si focalizza sulla semplicità. Questa scelta narrativa sembra essere una dichiarazione del regista: nonostante la nostra tendenza a complicare gli eventi e le situazioni, alla fine sono i momenti più semplici a catturare la nostra attenzione e a rivelarci i colori veri della nostra esistenza, sovrapposti l’uno sull’altro come ombre in un gioco di luci.

In un certo senso questo film pone l’attenzione sia su quanto può essere abitudinaria la vita stessa e le giornate sia che è possibile ancora emozionarsi e fermarsi e vivere uno dei tanti mondi possibili in questo mondo.

Nel cuore di “Perfect Days” si dipana una trama di disarmante bellezza, raccontando la storia di un uomo di mezza età che, con serena rassegnazione, ha scelto di vivere nella quiete di una vita ordinaria, ma intensamente ricca di significati nascosti. Questa esistenza, scandita dal ritmo lento delle giornate che si susseguono una dopo l’altra, si svolge sotto l’egida di una filosofia profondamente orientale, un approccio alla vita che trova radici nella dottrina del buddismo. Con una sottile ma inesorabile forza, il film ci svela come, nonostante le apparenze, ogni momento sia un crocevia di infinite possibilità, un invito a scoprire la grandezza nel gesto più semplice, la felicità nell’attimo fuggente. Il protagonista, attraverso le piccole cose, i silenzi, i sorrisi trattenuti e gli sguardi che si perdono all’orizzonte, ci insegna che la vera essenza della vita risiede nell’abilità di vedere oltre l’ordinario, trovando il sublime nella quotidianità. “Perfect Days” è una meditazione visiva sull’arte di vivere, un viaggio che va oltre la superficie delle cose per toccare le corde più intime dell’esistenza umana.

Nel tessuto narrativo di “Perfect Days”, ci troviamo di fronte alla storia di Hirayama, un uomo che ha fatto della semplicità e della routine i pilastri della sua esistenza. La sua giornata si dipana attraverso gesti ripetuti con dedizione quasi rituale: dallo scrupoloso lavoro come addetto alle pulizie nei bagni pubblici di Shibuya, a Tokyo, fino ai momenti di quiete trascorsi tra le pagine di un libro, le note di una melodia, la cura delle sue piante e l’immortalare con la fotografia le sfumature della vita quotidiana. Ciascuna di queste attività, apparentemente banale, si carica di un significato profondo grazie alla passione e all’amore che Hirayama vi riversa, trasformando il quotidiano in un’opera d’arte.

La routine impeccabile di Hirayama, però, non è solo un rifugio, ma anche un ponte verso il mondo esterno, che lo porta a incrociare le vite di altre persone. Attraverso una serie di incontri casuali, svelati con una delicatezza narrativa che rispetta i tempi della rivelazione e della conoscenza, cominciamo a intravedere i contorni di un passato più complesso e sfaccettato. Questi incontri, come luci soffuse in una stanza buia, illuminano gradualmente le profondità nascoste di Hirayama, offrendo allo spettatore la possibilità di comprendere la profondità emotiva e le cicatrici celate dietro la sua esistenza ordinata.

“Perfect Days” diventa così una riflessione intima sull’essenza della vita, un viaggio attraverso i silenzi e le parole non dette, dove ogni gesto quotidiano si carica di una poesia silenziosa, e dove il lavoro umile di pulire i bagni pubblici di Shibuya diventa una metafora della ricerca di pulizia e rinnovamento interiore. Il film ci invita a osservare oltre la superficie delle azioni quotidiane, a scoprire il valore intrinseco di ogni momento e a riconoscere nell’ordinario la presenza di un universo straordinariamente ricco di significati.

Analisi Tecnica: L’Eccellenza e i Rischi di Wenders

Sul piano tecnico, “Perfect Days” dimostra l’indiscutibile maestria di Wenders. La scelta del formato della pellicola, le tecniche di sovrapposizione delle immagini e l’attenzione quasi maniacale alla velocità dei fotogrammi, in particolare nelle sequenze oniriche, attestano la firma inconfondibile del regista. Questo approccio, per quanto innovativo e distintivo, porta con sé il rischio di alienare parte del pubblico, limitando la fruizione del film agli amanti del cinema d’autore, a scapito di un’apprezzamento più ampio che l’opera meriterebbe.

Universalità e Musica: La Narrazione oltre le Immagini

Nonostante la complessità tecnica e stilistica, “Perfect Days” trascende i confini del cinema autoriale per toccare temi universali. Il film narra la storia di un’esistenza in un luogo remoto, ma incredibilmente affascinante, e lo fa attraverso un’esplorazione delle emozioni umane, del loro dinamismo e della capacità intrinseca di apprezzare il bello in ogni frammento di vita.

La colonna sonora emerge come un protagonista a sé, con la musica, i testi letterari e le canzoni che non solo accompagnano, ma amplificano le emozioni dei personaggi, diventando un mezzo attraverso cui il pathos si manifesta in tutta la sua intensità.

In particolare, la musica assume un ruolo catartico, fungendo da ponte tra le emozioni represse e la loro espressione, offrendo allo spettatore una via per riscoprire sentimenti a lungo dimenticati o nascosti.


La colonna sonora di “Perfect Days” è un mosaico sonoro che, attraverso i suoi brani, dipinge la trama emotiva del film con pennellate di nostalgia, introspezione e rinascita. Dai toni malinconici di “The House of the Rising Sun” degli Animals, un classico che evoca la perdita e il rimpianto, alla riflessiva “Redondo Beach” di Patti Smith, ogni canzone è scelta con cura per sottolineare i momenti chiave della narrazione e la profondità interiore dei personaggi.

“Walkin’ Thru The Sleepy City” dei Rolling Stones e “Perfect Day” di Lou Reed, quest’ultimo un inno alla bellezza delle piccole gioie quotidiane, contribuiscono a creare un’atmosfera di dolce malinconia che si intreccia perfettamente con il percorso di crescita e scoperta interiore del protagonista. “Pale Blue Eyes” del Velvet Underground e “(Sittin’ On) The Dock of the Bay” di Otis Redding offrono momenti di contemplazione e pacifica accettazione della vita così com’è, mentre “Aoi Sakana” di Sachiko Kanenobu introduce un elemento di graziosa malinconia con sfumature culturalmente ricche, radicate nella tradizione musicale giapponese.

Conclusione: Una Riflessione Profonda sulla Vita

In definitiva, “Perfect Days” è molto più di un film; è un’invito a rallentare, a osservare e, soprattutto, a valutare la nostra esistenza attraverso la semplicità e l’emozione. Wenders, con questa opera, non solo conferma la sua posizione di maestro nel panorama cinematografico internazionale ma sfida anche noi spettatori a vedere oltre, a cercare il significato nei dettagli più minuti della vita quotidiana. “Perfect Days” è, quindi, un promemoria potente e poetico del fatto che, nonostante le complessità della vita moderna, la chiave per una vita ben vissuta è la semplicità delle cose di ogni giorno.