Profondo come il mare, leggero come il cielo di Gianluca Gotto: un viaggio nel buddhismo per superare la sofferenza

In un mondo frenetico e caotico come quello in cui viviamo, può essere difficile trovare un po’ di pace interiore. La vita spesso ci presenta sfide e momenti difficili che ci lasciano con un senso di sofferenza e smarrimento. In queste situazioni, può essere di grande aiuto trovare una guida che ci indirizzi verso la serenità e la felicità. “Profondo come il mare, leggero come il cielo” di Gianluca Gotto è un libro che offre esattamente questo: un viaggio interiore alla scoperta della saggezza buddhista e dei suoi insegnamenti, per superare la sofferenza e vivere una vita più consapevole e felice.

Profondo come il mare, leggero come il cielo di Gianluca Gotto è un libro che porta alla luce la saggezza millenaria del buddhismo in modo attuale e pratico. L’autore condivide i suoi incontri, le esperienze e gli insegnamenti che gli hanno permesso di superare il periodo più difficile della sua vita.

Gotto, infatti, racconta la sua esperienza di vita, in cui si ritrova a dover affrontare un grande dolore. In questa situazione, il buddhismo diventa per lui una vera e propria fonte di guarigione. L’autore ci suggerisce che non è possibile cambiare il mondo e le situazioni che ci circondano, ma possiamo sempre cambiare il nostro punto di vista su di esse. In altre parole, il segreto per trovare la felicità non è quello di scalare la montagna, ma piuttosto di “scavare” dentro di noi stessi.

Il libro di Gotto è particolarmente interessante per il modo in cui ci presenta il principio del raccoglimento. Questo concetto si riferisce alla capacità di calmare la mente e di trovare la pace interiore. Quando siamo in grado di farlo, siamo anche in grado di superare momenti difficili o di dolore. La meditazione è uno strumento molto utile per raggiungere questo obiettivo.

Il buddhismo ci insegna che il mondo esterno, con il suo rumore e il suo caos, proverà sempre a entrare dentro di noi. Tuttavia, possiamo sempre tornare alla nostra origine, calmando la mente e concentrando l’attenzione su ciò che è essenziale nella nostra vita. In questo modo, possiamo diventare come il cielo, leggero proprio perché non trattiene niente.

Il buddhismo ci insegna anche a lasciare andare ciò che ci attraversa. Ciò significa che non dobbiamo essere come le nuvole, che vanno e vengono e sono sempre in movimento. Dobbiamo essere come il cielo, saggio e in grado di lasciare andare ciò che non ci serve.

Il libro di Gotto è un invito a guardare la vita con occhi diversi, più consapevoli. La vita può essere bella o brutta, giusta o sbagliata, fortunata o sfortunata a seconda del nostro punto di vista. Prima di voler cambiare la vita, dobbiamo essere noi stessi a guardare la vita con occhi diversi, più positivi e più consapevoli.

Il buddhismo ci insegna che la sofferenza fa parte della vita, ma non dobbiamo farci schiacciare da essa. Dobbiamo imparare a trasformare la sofferenza in un terreno fertile in cui la felicità possa mettere radici. Questo significa che dobbiamo diventare persone sagge, compassionevoli, presenti, calme, positive e gentili.

Il libro di Gotto ci insegna che la felicità non è qualcosa che possiamo ottenere dall’esterno, ma piuttosto qualcosa che dobbiamo coltivare dentro di noi stessi. La felicità non è un obiettivo, ma piuttosto un cammino che possiamo percorrere ogni giorno della nostra vita.

La parte del libro che ho trovato particolarmente interessante è quella in cui il monaco racconta come Siddharta, dopo aver abbandonato il suo regno, si mette alla ricerca di un maestro spirituale e di una soluzione per alleviare la sofferenza esistenziale che lo affliggeva. Siddharta diventa a sua volta un maestro rispettato, ma non riesce a trovare la pace interiore e la risposta definitiva al suo malessere. Anzi, arriva a comprendere che l’austerità estrema e l’ascetismo non sono la via per risolvere il problema della sofferenza, ma solo una sospensione momentanea.

Ciò che colpisce di più in questa storia è il fatto che, nonostante Siddharta raggiunga livelli estremi di autocontrollo e di rinuncia, la sofferenza esistenziale persiste. Questo messaggio è molto potente, perché ci mostra che la felicità e il benessere non possono essere raggiunti attraverso la negazione delle emozioni, dei desideri e dei bisogni. Al contrario, l’equilibrio interiore si raggiunge attraverso la consapevolezza e la comprensione profonda di sé stessi e del mondo che ci circonda.

Inoltre, mi ha colpito l’episodio in cui Siddharta accetta il dono della ragazza, che gli offre una ciotola di riso cotto nel latte. Questo episodio sottolinea l’importanza della compassione e della gentilezza, che possono essere un antidoto alla sofferenza e al dolore. La gentilezza e la compassione non solo ci aiutano a connetterci con gli altri, ma anche a comprendere meglio noi stessi e il nostro posto nel mondo.

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